Un giro sulle creste della Val Grande.
Ecco, io lo so, so cosa mi spinge ad alzarmi presto e partire
all'alba....quando tutti (quasi) dormono...
E' quel piacere sottile dell'alba, del sole che sorge e del cielo che si
rischiara lentamente da est...
di essere già lì quando lui non c'è ancora....
E invece, va così che domenica, cedendo alle lusinghe sabatine dei Verbanesi e mettendomi alla prova, accetto l'invito, parto alle 7 e mezza da casa...neanche andassi al lavoro.
Con calma studiata percorro la strada che mi separa dall'appuntamento e alle 8 e mezza suono ad un campanello virtuale...
Si fa colazione (loro), e si parte all'avventura: una sosta al supermercato per i rifornimenti poi andiamo a Intragna, lasciamo una macchina e ce ne torniamo a Ungiasca: il giro di oggi prevede che l'anello non si chiuda a piedi e allora ecco il motivo delle due auto.
La giornata è abbastanza bella, il cielo terso, solo leggermente fosco a tratti, sole tiepido. Saliamo percorrendo la strada stretta e tortuosa...ad un tratto, sotto l'ombra del guard rail, uno scoiattolo, intento a mangiucchiare qualcosa...ci fermiamo e riusciamo a scattare qualche foto. Appena si sente distrubato con pochi agili balzi attraversa la strada e si dilegua nel bosco lasciandoci un saggio della sua agilità nel saltare da un tronco ad un altro...
Lasciata la macchina al termine della strada attraversiamo il paesino sotto gli occhi incuriositi (non più di tanto) della gente uscita dalla messa delle 10....LE DIECI....alle dieci in genere mi faccio la domanda fatidica...”ma chi me lo ha fatto fare??” deve essere un cronico calo degli zuccheri, infatti basta che mi fermi un minuto a mangiare un po' di frutta secca e tutto torna a posto, anche il morale....
Ponti in pietra, alberi spogli, suono di campane, cori di alpini in un paese vicino...camminiamo allegri fra castagni e faggi, sopra un tappeto di foglie crocchianti. Giungiamo in breve in una piccola frazione, Runchio, poche casette in pietra con i tetti in legno e piode, ben tenute, molto frequentate in estate. Si arriva solo a piedi. Poco avanti a noi qualcuno sta sistemando una stradicciola in terra battuta. Passa gente, ci si saluta...ci fermiamo a far foto.
Mentre aspettiamo la Val che si cambia penso che siamo alla fine della mattinata e ho ancora le ciaspole attaccate allo zaino...la neve sta su in alto. Ma oggi va così, sono “ospite” per scelta e me la gusto così, lasciando guidare qualcun altro. Del resto abbiamo deciso di tornare col buio, quindi niente fretta.
Salendo un pendio erboso lungo il sentiero sopra di noi una coppia di giovani aquile volteggia leggera per qualche istante e poi sempre in balia della corrente si sposta alla ricerca di prede.
Finalmente verso la una, mettiamo le ciaspole: da qui comincia la parte divertente ed appagante della escursione. Un lungo giro, tutto in cresta, attraverso il Monte Todun, il Pizzo Pernice, il Pian Cavallone, su fino al Monte Todano per poi ridiscendere ad Intragna...
Il panorama a sud è offuscato dalla presenza di foschia fastidiosa e persistente che ci nega la superba vista del Lago. La foschia delle ore diurne ci regalerà sfondi spettacolari per le foto del tramonto.
Si cammina bene sulla neve, mai marcia, a volte ancora polverosa, fuori dalla traccia battuta da decine di persone passate prima di noi, curiosamente tutte nella direzione antioraria. Mi infilo sovente in mezzo al bosco di faggi bassi, battuti dal vento che spazza la cresta. Le ciaspole affondano nella polvere regalandomi sensazioni inebrianti. Si incontrano spesso tracce di animali, piccoli ungulati in maggioranza. Davanti a noi ben segnato il percorso che dovremo fare durante la giornata.
Il sole va e viene, mai forte o fastidioso. Ogni tanto un refolo di vento muove le foglie intorno a noi. Scattiamo decine di foto (alla fine della giornata ne avremo fatte 460 in tre). Lascio spesso i miei compagni. Questo ci consente di farci foto anche da lontano contornati da un panorama emozionante.
Devo dire che sono contento di aver accettato l'invito di Sepp e Val. Non avrei mai detto che “dietro casa” si potesse trovare un posto così bello. Dopo un breve consulto ci fermiamo a mangiare davanti al vecchio rifugio bombardato del Cai, sotto la croce del Pian Cavallone. Sono le tre e mezza!! Abbiamo una fame da lupi. Foto e panini. Ripartimo.
La giornata volge lentamente al termine. Si prepara a regalarci le ore migliori, con una luce calda e radente, che esperti ed abili fotografi saprebbero sfruttare alla grande. Noi ci accontenteremo di pasticciare, modestamente, sperando di catturare qualche bello scatto. In verità direi che siamo stati fortunati, che di scatti decenti ne sono usciti diversi. In questi casi ho la sensazione di essere un pescatore inesperto: butto la lenza ma non so quasi mai che pesce potrà abboccare...
Si continua a camminare lungo il filo della cresta. Il vento ha rimodellato la neve: due creste sottili e parallele ne ornano la sommità...meritano di essere fotografate!!! Verso ovest si staglia il massiccio del Rosa, esaltato in controluce dal sole che gli tramonta alle spalle. Sono i minuti più intensi della giornata, durante i quali veniamo attraversati da una frenesia indescrivibile. Siamo praticamente fermi con le dita che torturano il pulsante dell'otturatore.
Una meraviglia...una meraviglia...i colori sono inebrianti, l'atmosfera è magica. In pochi minuti il sole rosso sparisce dietro l'orizzonte, ma noi abbiamo fatto il pieno di emozioni. La luce rimane ancora a farci compagnia per qualche minuto, poi scema lentamente. Anche la temperatura adesso si è abbassata. Si sente un discreto frescolino. Puntiamo diritti verso la fine della nostra gita soddisfatti.
Scendiamo lungo il pendio, continuiamo a volgere lo sguardo a ovest, verso il rosa ed i suoi colori....nonostante la neve aiuti, rimaniamo leggermente abbacinati e facciamo fatica a vedere dove mettere i piedi. Per fortuna la neve tiene bene. Ci fermiamo e sfoderiamo le frontali.
E' buio. Uno spicchio di luna ci fa compagnia. Merita qualche foto.
Adesso le nuvole, che sono andate e venute durante il giorno, sono definitivamente andate. Una limpida stellata copre le nostre teste. Scendiamo seguendo le tracce illuminate dalle lampade.
Là, in basso le luci di Verbania, si stagliano nella notte. Il lago è rimasto nascosto per tutto il giorno.
Arriviamo alla macchina. Abbiamo percorso quasi 1400 metri i salita e 900 in discesa, ma la stanchezza non si sente ancora, mitigata dall'adrenalina dell'ultima ora trascorsa lungo l'ultimo crinale. Domani forse...ma adesso niente.
Scendendo, una volpe ci attraversa la strada. Giusto il tempo di vederla, e poi sparisce tirandosi dietro la sua coda vaporosa.
Scambiate le foto con i mie compagni di escursione, volgo la prua della mia nave verso i lidi domestici. Contento come un bambino, ringrazio Sepp il verbanese e la Vale per aver insistito ed avermi convinto a far loro compagnia.
Rimarrebbe sempre il Monte Zeda per una delle prossime settimane...oltre al più volte promesso giro estivo della Valgrande, lungo il sentiero Bove.
Anche l'ultimo albinista si è svenduto alle levate comode... :)
Ad ogni modo bel giro, complimenti!
Scritto da: Werewolf | 16 febbraio 2008 a 11:30
Ma come, l'ultimo degli Albinisti si svende così??? Da oggi la montagna non sarà più la stessa...
A parte questo, bel giro, complimenti!
Scritto da: Werewolf | 16 febbraio 2008 a 15:59
ehhhh ...sospiro.... bei giri Trekko, bei giri
...prossimo anno dai...
beh... magari anche un po prima.
;-)
A
Scritto da: HelloM | 17 febbraio 2008 a 08:53